Palladio ed il

Palladianesimo

S. Giorgio Maggiore

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Ecco le altre due importanti costruzioni realizzate a Venezia quando è stato chiamato a fare il proto della Serenissima Repubblica.

Porta a compimento due straordinarie chiese: a destra è S. Giorgio Maggiore. Vi faccio vedere solo una cosa per cui dovremmo considerare Palladio un architetto estremamente moderno. Riprende lo zoccolone e l’ordine gigante.

La straordinaria novità sono i due timpani triangolari, uno sull’altro, anzi le semicolonne che tagliano il timpano che viene coronato da un secondo timpano, quasi fosse un gioco di scatole cinesi.

Questa è S. Giorgio e vedete che è una pianta a croce latina, poco prolungata nel senso della navata; l’altra parte è il coro dei frati, quindi la parte privata del monastero. Ha questa forma particolare, perché funzionale alle richieste della committenza.

Poi l’interno con questo spazio straordinario che viene in qualche modo accentrato dalla cupola.

Da Wilkipedia un po' di Storia

La prima chiesa dedicata a San Giorgio sorse tra l’VIII e il IX secolo; nel 982 l’isola fu donata ad un monaco benedettino, che vi fondò l’adiacente monastero. La chiesa attuale, costruita da Andrea Palladio che si occupò del progetto a partire dal 1565, è una delle opere più note dell'architetto vicentino. L'edificio fu terminato nel 1576, mentre la sua facciata venne completata solo nel 1610 da Vincenzo Scamozzi, 30 anni dopo la morte del maestro.

L'attuale campanile (alto 75 m) risale al 1791: costruito nel 1467, crollò nel 1774. A canna quadrata, con cella in pietra d'Istria e cuspide conica, offre un panorama unico su Venezia e sulla laguna. Tuttora i monaci benedettini officiano la chiesa.

La facciata ha un unico accesso con ordine gigante di quattro colonne composite su alti plinti, sormontate da trabeazione reggente un classico timpano, come un tempio prostilo tetrastilo. Ciò si intreccia con un retrostante schema templare il cui frontone poggia su un architrave poco aggettante, retto da paraste. Ai lati del portale le statue di San Giorgio e di Santo Stefano, contitolare della chiesa.

La soluzione adottata dal Palladio per questa facciata è simile a quella quasi contemporanea progettata per San Francesco della Vigna.

È una soluzione fantasiosa ed è un contributo originale alla risoluzione di uno dei problemi più sentiti dagli architetti rinascimentali, cioè quello di trovare il modo di dotare di un prospetto ispirato al tempio classico un edificio tripartito come la chiesa cristiana a tre navate.

Palladio mette assieme disinvoltamente due prospetti templari, uno per la navata centrale e uno minore spezzato per le due navate laterali.

L'interno

Come la facciata, anche la pianta rappresenta una soluzione originale, in quanto combina la pianta centrale di tradizione classica con la pianta cruciforme; in ciò si manifesta l’influenza che i dettami della controriforma iniziavano ad avere sull’orientamento rinascimentale nell’architettura delle chiese.

La cupola divide infatti entrambi gli assi della chiesa in due parti uguali, con l’asse longitudinale più lungo del transetto (absidato). Le navate laterali e l’ampio coro ligneo finemente intarsiato absidato (posto a prolungamento del presbiterio) si addizionano a questa pianta, che si apprezza al meglio da sotto la cupola.

Molti dipinti di grande interesse sono conservati nella basilica.

I più importanti sono: Madonna in trono e Santi di Sebastiano Ricci; l’Ultima Cena e Raccolta della manna di Jacopo Tintoretto (nel presbiterio); altre tele di Palma il Giovane, Domenico Tintoretto, Jacopo Bassano. Degni di nota anche gli stalli del coro, con bassorilievi di Albert Van der Brulle.

Di particolare suggestione la cerimonia che si tiene il 31 dicembre o il 1 gennaio con la messa in gregoriano e i monaci che indossano magnifici abiti d'epoca.

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